Il lago degli antichi mulini
Avventura subacquea in Abruzzo, alla scoperta di un mondo straordinario
pubblicato il 13 Aprile 2005 in SUB da Carlo Ravenna e Sabrina Munzi

E' quello artificiale di Capo D'Acqua, nella zona del Parco Nazionale del Gran Sasso, dove la visibilità è veramente eccezionale e dove è possibile nuotare fra le pareti di pietra, ancora integre, di costruzioni medioevali che sorgono dal fondo e servono da rifugio alle trote e ad altri organismi.

Una opportunità soprattutto per i fotografi, che vi possono realizzare immagini davvero inconsuete, e per tutti coloro che vogliono fare esperienze diverse in un ambiente piacevole e rilassante.

Un appetitoso piatto di pappardelle al cinghiale, poi una generosa grigliata di carne con varie pietanze di contorno, il tutto innaffiato da un quartino di vino rosso della casa. Nono poteva iniziare meglio questa avventura in Abruzzo, alla scoperta di un luogo sommerso insolito di cui avevamo sentito parlare con entusiastici apprezzamenti da alcuni amici che tempo fa vi erano stati. Per l'esattezza ci troviamo in un agriturismo vicino al suggestivo abitato di Capestrano, un pugno di case arroccate a sbalzo su un'altura che incombe sulla piana del fiume Tirino. Pertanto siamo nella zona del Parco Nazionale del gran Sasso e Monti della Laga.

Il Giovane Dante Cetrioli, esperto e appassionato subacqueo dai modi gentili, lo sguardo sincero e deciso di chi sa quello che vuole, ha pensato proprio a tutto per rendere gradevole la nostra permanenza in questo verde anglo d'Italia.

Domattina di buon'ora inizierà, infatti, una lunga serie di immersioni che andrà avanti per tutta la giornata con lo scopo di scoprire e raccontare gli scorci del sorgivo lago di Capo D'Acqua, che riceve le fredde e incontaminate dei non lontani monti del Gran Sasso, il quale geologicamente, è a tutti un serbatoio che assorbe enormi quantitativi di acqua piovana e di fusione delle nevi, restituendoli poi gradualmente nell'arco dell'anno, alle moltissime sorgenti che gli stanno attorno, fra le quali appunto, c'è quella di Capo D'Acqua del Tirino, situata a circa trecentotrenta metri di altezza sul livello del mare.

Già da stasera siamo ansiosi di avere quante più delucidazioni possibili su questo lago dalla incredibile visibilità che, pieno di tappeti e cespugli di alghe lussureggianti, offre ai sub di qualsiasi livello di esperienza la possibilità di esplorare due mulini sommersi di epoca medioevale e un colorificio dello stesso periodo. Dante, che da alcuni mesi lo ha preso in gestione, dato che si tratta di un lago privato e recintato, ci mostra allora con soddisfazione alcune vecchie carte trovate spulciando nei polverosi scaffali degli archivi comunali alla ricerca di una documentazione approfondita, che spiegasse con dovizia di dettagli la genesi del bacino, in parte artificiale, avvenuta grazie alla costruzione negli anni sessanta di una diga che avrebbe dovuto favorire l'irrigazione dei campi. l'invaso oggi è utilizzato anche dall'ENEL per alimentare una centrale idroelettrica. In particolare, ci è sembrata molto interessante una vecchia planimetria in cui è indicata l'esatta posizione dei due mulini e del colorificio prima della formazione del bacino.

In realtà tutta l'area attorno ai mulini era già acquitrinosa per le fuoriuscite d'acqua dell'immenso sistema acquifero di Campo Imperatore, che zampillano all'esterno dopo un percorso carsico di circa venticinque chilometri tra le rocce calcaree delle vicine montagne. Per un efficace sfruttamento del posto era però necessario sollevare l'acqua di svariati metri dalla sorgente di Capo D'Acqua, situata nella posizione sud - orientale del piano di Ofena - Capestrano, per giunta nel punto più basso della conca. Cosicché, con la realizzazione di una diga si formò il laghetto, profondo una decina di metri in prossimità della cinta muraria e circa 5 -7 metri nella zona dei due mulini, che scomparvero alla vista sommersi dall'acqua. Tutto ciò a grandi linee.

L'Appuntamento per il giorno dopo è fissato alle 9. Il lago è a un tiro di schioppo dall'agriturismo, pertanto non occorre fare levatacce. anche il tempo sembra essere dalla nostra parte, le previsioni meteo non ci hanno tradito. C'è qualche nuvola, ma il sole splende forte. Prima di immergerci andiamo a vedere la diga, che ha un andamento a "C", con il lago da una parte e il letto del fiume Tirino (Capo D'Acqua è una delle tre sorgenti del fiume), più in basso di una decina di metri, dall'altra, Rimaniamo estasiati per le trasparenze dell'acqua e per i suoi riflessi color smeraldo, che ben si accostano ai verdi fluorescenti delle alghe flottanti.

Le sponde sono una esplosione di specie vegetali, che nascondono quasi ovunque il confine tra l'acqua e la terra. Diversi tipi di salici, tifa, spargano, e poi fascinosi popolamenti galleggianti di ranucolo, e ancora fitti tappeti di sedano d'acqua sono da per tutto. Notiamo alcune trote fario (salmo trutta), quelle maculate di rosso sui lati del corpo, per intenderci. Dante che un tempo c'erano nel fiume anche moltissimi gamberi autoctoni, oggi fortemente diminuiti. Una popolazione assai cospicua viveva anche negli invasi d'acqua dell'attuale lago, in particolare sotto le arcate del mulino che tra poco visiteremo, ma poi furono sterminati a causa di una pesca indiscriminata. Ed è triste sapere che oggi a Capo D'Acqua sono totalmente scomparsi.

Finalmente andiamo in acqua. Dante apre il passaggio che conduce in riva al lago, a pochi metri dall'auto. Nelle immediate vicinanze c'è una sorgente, che finisce in un fontanile. La rete di recinzione non è ovunque integra, e la spiegazione ci sorprende: sono stati i cinghiali, numerosissimi nella zona, a fare i varchi nella rete, perchè vengono qui ad abbeverarsi. Per l'occasione, ho montato sulla macchina il mio inseparabile 18 millimetri Nikon. Dante è già accovacciato in acqua ad attendermi e quando metto la testa sotto mi "godo" la visibilità ridotta a zero. Niente paura, è il polverone che abbiamo sollevato noi stessi entrando da terra, dato che siamo partiti comodamente partiti dal prato dove ci siamo preparati e abbiamo lasciato i borsoni. Bastano pochi colpi di pinne per trovarsi sospesi nel nulla, in uno scenario surreale, riposante e coinvolgente fatto di grandi praterie sommerse. Dante parlava di quaranta metri di visibilità, ed effettivamente il mio sguardo si perde davvero lontano. Puntiamo verso destra in direzione del colorificio. I primi metri sono un esplosione di piante acquatiche di un verde molto chiaro, che formano intricati ammassi vegetali. Verso il fondo la prateria tende in alcuni punti ad essere radente come un campo da golf, con estensioni di pietraie e letti di sabbia molto scura leggera come il borotalco. Osservare nel display il subacqueo che naviga a mezz'acqua, sospeso nel cristallo di questo laghetto, è un'esperienza indescrivibile, e allora comincio a scattare, con e senza primi piani (tronchi, o rovi di alghe acquatiche) da illuminare con i due flash disposti all'estremità dei lunghi bracci. Lunghissimi filamenti di alghe ravvicinate, simili a sottili canne di bambù, formano cespugli molto alti e disposti separatamente uno dall'altro. Ora siamo nei pressi del colorificio. La profondità sotto la parete è esigua, con aperture che lasciano vedere all'interno dell'antico fabbricato. Mi allontano di alcuni metri, sino a vederlo tutto nel mirino, con il cielo soprastante dipinto di blu. Per avere da sotto una visione nitida anche della parte emersa, trattengo il fiato, e poi scatto, e scatto ancora, in verticale e in orizzontale. Poi pinneggiamo verso il cuore del laghetto, in direzione del mulino, che è il più integro, anche se mancano le pale. Però ci sono passaggi, scorci, archi e altre strutture architettoniche che sono molto suggestive, sia da vedere sia da fotografare. E il bello è che lo sfondo è azzurro e non verdastro come nella maggior parte dei laghi.

Esploriamo il mulino, notiamo una vasca di contenimento dell'acqua, mentre alcuni tronchi d'albero levigati dalle correnti si alzano dal fondo assieme alle antiche mura, aumentando la stranezza del luogo. le pareti arrivano quasi a lambire la superficie, tanto che, posizionandosi in piedi nei punti più alti, si potrebbe stare con la testa fuori dall'acqua. In pratica, invece, una cosa del genere è assolutamente da evitare, perchè alcuni dei massi di copertura sono semplicemente appoggiati in cima al muro e potrebbero precipitare per un nonnulla. Alla base di una delle arcate, dove ci sono alcuni cunicoli, abbiamo incontrato una grossa trota fario, scappata velocissima. Costante in tutto il percorso è, invece, la presenza di piccoli crostacei dalla spiccata attitudine al nuoto, che disegnano veloci traiettorie anche davanti all'oblò della custodia. Il secondo mulino è visitabile nel corso della stessa immersione, dato che dista solo qualche decina di metri. E' in condizioni peggiori del primo, ma sono ben visibili le pale, parzialmente coperte dal sedimento.

Il lago non è grande, tuttavia per esplorarlo ben bene ci vogliono diverse immersioni. La zona che abbiamo descritto è certamente la più suggestiva e quella con la maggior visibilità. Ma parliamo di acque sorgive, la cui temperatura è di circa 8 gradi. Quindi, per immergersi bisogna coprirsi adeguatamente, meglio con una muta stagna. Per i fotografi ci sono, come abbiamo visto, molti spunti interessanti. Chi dispone della lente per le foto "metà e metà"farà bene a portarla. Infine non bisogna sottovalutare il fatto che, immersioni a parte, la permanenza in questa zona consente di staccare la spina dal caos cittadino e di tornare in una dimensione umana che oggi diventa sempre più rara.

Carlo Ravenna

Fonte: Rivista "SUB" Aprile 2005 n° 235